Vacanze d’infierno: puntata XXI – Aeroporto 2

Se vi trovate in zona Rambla e volete andare in Aeroporto ci sono diverse possibilità: le due meno costose sono autobus e metro. In metro, dalla fermata Catalunya (in piena Rambla), prendete la linea rossa e scendete a La Sagrera. Da La Sagrera prendete la metro (linea 9 sud) che vi porta diretti in aeroporto, ma che richiede un biglietto suppletivo.

Nel labirinto metropolitano

Abbiamo ritirato dall’ostello i nostri zaini. Era circa mezzanotte. Da qui, in pochi minuti, siamo scesi in metropolitana. C’era un discreto numero di persone nella metro da Catalunya a La Sagrera. Poi la folla si diradava, ognuno in varie direzioni. A La Sagrera abbiamo camminato lungo il corridoio che conduceva alla linea 9 sud. Eravamo soli e mi sentivo leggermente teso. Controllavo ogni angolo, mi tenevo la figlie strette. Il percorso finiva in un ascensore. Era un ascensore ultra-moderno, in metallo, lucido, pulito, rapido. In pochi secondi ci ha accompagnati giù.

La line 9

La linea 9 è, in ordine di tempo, l’ultima costruita a Barcellona. Ha poco più di 10 anni; anzi, l’ultima tratta (quella che va in aeroporto, non ha neppure 10 anni). Per la cronaca, con i suoi 43,71 km, è la linea sotterranea più lunga d’Europa. Ed è in effetti un capolavoro di ingegneria. Il design e la tecnologia con cui è costruita lasciano a bocca aperta. Tutto è pulito, lucido, efficace. E a noi pareva davvero di essere approdati nell’ultimo livello di un video-gioco.
Le porte automatiche dell’ascensore conducono in un altro corridoio, che conduce ad altre porte automatiche e, finalmente, alla fermata. Qui, in attesa, c’erano una decina di persone.

Dove devo andare?

La fermata Aeroporto è l’ultima. Ma, se vi capita, vi verrà un dubbio. Infatti le fermate aeroporto sono due: Aeroport T1 e Aeroport T 2. E vi chiederete: dove scendo? Era per l’appunto la stessa domanda che mi ponevo io. E ammetto che, a istinto, avrei scelto la T1. Non so in base a quale mia logica.
Avrei sbagliato. La risposta esatta è: “dipende quale aereo devi prendere”. Quindi vi conviene, nel caso, informarvi in anticipo. Oppure avere il colpo di fortuna che ho avuto io… C’era una cortese coppia seduta in attesa, alla quale ho esposto il mio dubbio. E loro mi hanno appunto chiesto che aereo dovessi prendere. Gliel’ho detto. E mi hanno dato la risposta: Aeroport T2. Tutto è avvenuto col mio bislacco spagnolo.

Una meraviglia tecnologica

Nel giro di circa 10 minuti è arrivato il metro, linea 9. Se vi capiterà di viaggiarci, il primo dettaglio di lusso che noterete è che, tra il locomotore e la banchina, si trova una lunga parete divisoria in (forse) plexiglass che si spalanca esattamente allo spalancarsi delle porte. L’altro dettaglio esaltante è la velocità con cui viaggia, una velocità in perfetta sintonia con senso leggerezza, stabilità, vibrazioni azzerate e quasi assenza di rumore, qualcosa che si potrebbe definire un delicato ronzio. Ma il dettaglio che più mi piaceva era osservare, da un’ampia vetrata posta sul retro, i binari e le gallerie che si lascia alle spalle: sembra quasi di essere un ottovolante privo di vertigine.

Aeroport T2

Ogni fermata è naturalmente indicata da un display iper-tecnologico, che ci ha appunto segnalato la nostra e siamo scesi. Il viaggio non era ancora però finito. Infatti, dalla metro all’aeroporto vero e proprio, bisogna attraversare una serie di lunghe gallerie, per un totale di circa 15 minuti di camminata. Percorso sostanzialmente deserto, se si fa eccezione di una donna con trolley che veniva in senso contrario. Quel rumore di rotelle sull’asfalto echeggiava come l’eco di un sogno. Era l’una passata di notte e, così come quel percorso era deserto, mi aspettavo di trovare il deserto in aeroporto, ma mi sbagliavo: era pieno di gente in attesa. Stavano lì tutti, ognuno abbarbicato sul proprio trolley, per lo più immobili e muti, seduti in una delle centinaia di postazioni di attesa. Tanto che era difficile trovarne di vuote.

Un’inaspettata folla

Gli aeroporti, come le stazioni centrali, sono in effetti luoghi (o non luoghi) dove, in qualche modo, trovate sempre folla; di notte, certo, non una folla compatta e chiassosa, ma sempre folla rimane. Il clima però era irreale. Già, di suo, l’aeroporto è un posto un po’ irreale, posto dove la gente va e viene ma non sosta, non almeno a lungo. Considerato tuttavia che gli aerei, per legge, non decollano tra la mezzanotte e le sei del mattino, forse, appunto, il momento di maggior sosta, è proprio la notte. Come noi, tutti erano in attesa del proprio aereo; come noi, tutti cercavano di rilassarsi come potevano e far passare il tempo.

Un inaspettato gelo

Negli aeroporti, in piena notte, vi sono due dettagli inaspettati: 1) le postazioni a sedere più ambite e difficili da trovare erano quelle con la presa elettrica vicina. Quasi tutti avevano il cellulare in carica e quasi tutti spendevano la propria attesa chini sui cellulari. Come abbiamo fatto naturalmente anche noi. Anche perché la luce artificiale e l’ora rendevano difficile fare altro. A questo, va aggiunto quel senso di vuoto che un ambiente gigantesco, per quanto popolato, emana. Una sorta di totale mancanza di intimità. 2) il freddo. Ecco una cosa che davvero non mi aspettavo in pieno luglio. L’aria condizionata era così bassa che sembrava il contrappasso dell’afa estiva. Alcuni, più avveduti, avevano felpe o giacche. Noi: leggerissime t-shirt.

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