Vacanze d’infierno: XI puntata – Vicoli

(Mentre cammini tra i vicoli, tra quelle strettoie, quei quasi cunicoli affollati, vedi cose che ti lasciano sorpreso).

La formula “prima metà della giornata: Barcellona; seconda metà: mare” si era mostrata vincente. E le formule vincenti vanno mantenute. Infatti, il giorno dopo proposi l’opposto: mattina mare, pranzo in barca e poi Barcellona. E fu un errore.

Pranzare a 40 gradi

Andare al mare al mattino, pranzare e nel pomeriggio spostarsi a Barcellona, in effetti, non è male come idea, anzi: uno può godersi la sera in città. Se hai una casa… se hai uno yacht forse anche. Se hai una bagnarola, ecco, no! Provate a immaginare una barca di 5 metri, con un sottocoperta di 3 circa, perennemente in acqua, sotto il sole. La temperatura varia (presumo, a pelle) tra i 35 e i 40 gradi. Tradotto in condizioni umane, significa che, nel giro di pochi minuti, inizi a sudare copiosamente.
È andata così: noi abbiamo comprato qualche bocconcino al supermercato e poi siamo andati a pranzare in barca. Sono stati una trentina di minuti di vera e propria agonia fisica, di stordimento psicologico.

Parc Guell

Dopo questo sudatissimo pranzo ci siamo recati verso la stazione di Badalona, percorso che consisteva in una mezz’ora di camminata sotto il sol leone, ma che avevamo imparato a schivare deviando verso percorsi più interni, dove i palazzi facevano ombra. Quel pomeriggio abbiamo visitato il parc Guell, che è bello, ma decisamente meno bello se devi visitarlo con il caldo carogna di luglio, periodo nel quale, oltretutto, devi competere con le altre migliaia di turisti per un posto a sedere ombreggiato e dove sei disposto a pagare una bottiglietta d’acqua tra i 3 e i 5 euro. Nel parc Guell ci sono delle stupende costruzioni di Gaudì e il panorama su Barcellona, da quel punto in alto, è notevole, ma nel giro di mezz’ora non ne puoi più e vaghi, vaghi tra turisti che, come te, vagano. A proposito, conviene arrivarci in taxi, visto che è collocato ben in alto e per raggiungerlo vi tocca una lunga, ripida, soleggiata salita.

Barrio Gotico

Il mattino dopo, invece, la nostra tappa turistica prevedeva: visita al museo Picasso, che si trova nel caratteristico barrio Gotico.
Per me, che sono di Genova, il barrio Gotico è un po’ come tornare a casa, infatti ricorda molto i caruggi di Genova (anzi, tutta Barcellona è una specie di Genova ingrandita): tanti vicoli e vicoletti che si incrociano, tanti negozietti, tanti personaggi alternativi. Tra tutti questi negozietti ci sono due cose da annotare: la numerosa presenza di manicure (sembra che le donne abbiano come impellente ambizione avere unghie da felino) e i negozi di oggettistica erotica. Detto in soldoni, passi davanti a vetrine dove sono esposti cazzi in plastica di varie misure e colori. Mi pare di aver capito che quest’anno vada molto il fucsia di 20 cm (pensateci per Natale). Altra cosa che va molto è il costume, con orecchie da coniglietta e maschera, stile Arianna Grande. Le mie figlie (che sono state fan di Arianna Grande) mi chiedevano una spiegazione. Io ho farfugliato una qualche risposta vaga, in cui sostenevo che la gente fondamentalmente si annoia.

Donna spagnola

In proposito, va detto che Barcellona è spiccatamente erotica. Pare che molti se la spassino, almeno a giudicare dai negozi e dall’abbigliamento. Si tratta di un erotismo serenamente, tranquillamente esibito. Le donne vanno in giro in modo molto succinto e, in generale, la gente veste in modo più semplice di noi italiani, che tendiamo a essere piuttosto fighetti e bacchettoni. Tuttavia, per quanto le donne usino scollature plateali, paiono più tranquille, più sicure di sé stesse e della propria femminilità. Pare che la politica spagnola degli ultimi anni si sia fortemente impegnata nel punire ogni forma di atteggiamento maschista. In effetti, se ci pensate, il ruolo della donna nei film o serial spagnoli appare spesso autonoma, indipendente, forte. E forse non hanno torto: forse bisogna agire, non solo sul piano legale, ma anche su quello culturale.

Museo Picasso

Anche se avete un modesto interesse per l’arte, penso che il museo Picasso meriti una visita. Non troverete qui opere particolarmente note ma, tra i tanti dipinti, ci sono due aspetti da segnalare: 1) i dipinti giovanili: fatti intorno ai 16 anni. Uno guarda i quadri più famosi di Picasso e può trovare banali le forme, come se fossero tracciate da un bambino. Guardando i suoi dipinti di gioventù, noterete (e rimarrete allibiti) della sua incredibile capacità tecnica del disegnare secondo canoni classici. 2) Le reinterpretazione di Las Meninas di Velàzquez fatte da Picasso; sono 54 versioni diverse, tutte favolose.
Per mio modesto parere, è in particolare il colore che colpisce nelle opere di Picasso. E questa meraviglia potete provarla solo trovandovele di fronte; una foto rende molto, molto parzialmente. Non so come dire… Quando sei di fronte a un “Picasso”, capisci perché Picasso è Picasso.

Sorpresa!

Quella sera, dopo una nuotata e una doccia, abbiamo cenato a Badalona, in una pizzeria. E abbiamo mangiato una pizza degna di essere così definita. Poi siamo tornati in barca. Arrivati, abbiamo notato che il tambucio era in terra. “Forse l’ho dimenticato aperto…” ho detto “Forse l’ho incastrato male ed è caduto.” Ma avevamo un sospetto… Siamo entrati e Dafne mi ha fatto notare che mancava la sua borsetta. “Sei sicura di non averla dimenticata in bagno?” Corrono in bagno, tornano. Niente! Intanto, mentre le aspettavo, ho notato che mancava anche un mio marsupio. Qualcuno era entrato nella barca e ci aveva derubati.

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