1945: morte di Hitler

Adolf Hitler morì il 30 aprile del 1945. Si suicidò con un colpo di pistola. Il suo cadavere non fu mai trovato.

Era ormai fritto. Mussolini era già stato preso e ammazzato: il suo cadavere pendeva inerme in una piazza di Milano; con lui la sua amante. Hitler voleva evitare di fare una fine simile. Poteva immaginare la sorte che gli spettava. D’altronde, egli stesso aveva fatto appendere a un gancio da macellaio il cadavere di un feldmaresciallo.
Fece gli ultimi preparativi. Tutti dovevano andarsene con lui. Aveva un cane, il suo cane preferito, Blondi, di razza alsaziana. Lo fece avvelenare dal professor Haase, che era stato suo medico. Altri due suoi cani vennero abbattuti con un colpo di pistola dal sergente che li aveva in cura. Poi consegnò delle capsule di veleno alle sue due segretarie e si scusò con loro di non poter offrire un migliore dono d’addio.

Congedo

Intorno alla mezzanotte e mezza del 30 aprile 1945, fece visita agli ospiti del bunker, una ventina circa, riuniti nel corridoio centrale. Le testimonianze affermano che il suo sguardo appariva assente, i suoi occhi brillavano di una strana luce. Tutti gli strinsero la mano; qualcuno bisbigliò qualcosa; egli rispose in modo incomprensibile. A tutti sembrava chiaro il motivo di quel saluto. In un locale vicino alla mensa dei soldati, dove alcuni ballavano, giunse la notizia. Continuarono a ballare.
Tutti, all’interno del bunker, ormai sapevano. Ma la notizia non doveva trapelare fuori. Martin Bormann, segretario personale di Hitler, comunicò che il Fűhrer era vivo e ordinava di continuare a combattere, di “agire immediatamente contro tutti i traditori”.

L’assedio di Berlino

Le notizie che arrivavano dall’esterno erano però tutt’altro che ottimistiche. Zone sempre strategiche e sempre più ravvicinate erano in pieno controllo dei russi. Hitler non diede segni di emozione, leggendo quei bollettini. Verso le due del pomeriggio consumò, come sempre, in modo assolutamente normale, la propria colazione in compagnia delle due segretarie.
Era intanto stato dato l’ordine di collocare nel giardino della cancelleria 200 litri di benzina. Lo Sturmbannfűhrer, che era anche autista, obiettò che non era facile trovarne tanta. Ma, in qualche modo, ci riuscì: ne trovò 180 litri. Quattro uomini si occuparono di portarli all’uscita di sicurezza del bunker.

Suicidio

Poco dopo aver fatto colazione, Hitler si ritirò nella propria stanza e più tardi uscì insieme a Eva Braun. Per l’estremo saluto c’erano le più alte cariche ufficiali: Goebbels, Bormann, Newmann e altri. La moglie di Goebbels non era presente; si trovava nella stanza insieme ai figli, angosciata per la sorte che sapeva attenderli. Poi tutti furono congedati e rimasero solo i “grandi sacerdoti” insieme a pochi altri, per espletare le operazioni conclusive. Attendevano nel corridoio. Dalla stanza udirono un colpo di pistola. Quando aprirono la porta, lo trovarono piegato sul sofà con la testa piena di sangue. Si era sparato in bocca. Vicino a lui c’era Eva Braun: aveva la pistola in mano ma non l’aveva usata; aveva preferito il veleno. Erano le 15:30.

Funerale

Il suo cadavere venne avvolto in una coperta, per coprire soprattutto la testa sfracellata. Lo depositarono nel corridoio. Alcuni uomini si occuparono di trasportare il cadavere lungo quattro rampe di scale, fino al giardino esterno. Così fu fatto per il cadavere di Eva Braun. Poi fu organizzata la cerimonia funebre. C’erano Bormann, Burgdorf, Goebbeles, Guensche, Linge, Kempka.
I due cadaveri furono posizionati vicini, quindi coperti di benzina. Intanto continuavano i bombardamenti russi e la cerimonia fu ancora più cupa e pericolosa. Guensche imbevette uno straccio di benzina, lo accese e lo gettò sui due cadaveri, che iniziarono a bruciare. I presenti si misero sull’attenti, col braccio destro rigido, in saluto.

Sparizione

Più tardi, la guardia Erich Mansfeld, dalla torretta, fissava i corpi carbonizzati che ancora bruciavano. Ogni tanto salivano uomini delle SS, i quali gettavano altra benzina. L’ordine di Hitler era che i corpi fossero disintegrati totalmente e resi irriconoscibili. Ancora più tardi, nel pomeriggio, un membro della polizia, tale Hans Hofbeck, salì per osservare i cadaveri, ma si allontanò subito, dato che il tanfo era insopportabile.
Verso mezzanotte, ancora Mansfeld, tornato di guardia, notò che i due cadaveri non c’erano più. Pochi, non si sapeva chi, sapevano dove fossero stati seppelliti. Neppure le ossa furono mai trovate. Forse vennero frantumate e mischiate insieme a quelle di altri cadaveri.

Per approfondire: Hugh Trevor-Roper Gli ultimi giorni di Hitler

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