P2

La loggia massonica P2: uno dei casi più misteriosi del Dopoguerra italiano, il meccanismo che spiega molti casi irrisolti delle stragi italiane.

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17 marzo 1981

Agenti della Guardia di Finanza scoprono, all’interno di una cassaforte negli uffici della società “Giole”, a Castiglion Fibocchi, in provincia di Arezzo, 33 plichi sigillati.
L’operazione aveva come movente originario indagare su possibili legami tra Michele Sindona e Licio Gelli, amministratore della “Giole”. Era stata avviata in modo segreto e organizzata mantenendo una cauta riservatezza. Le stesse guardie che si occupavano del caso non avevano idea precisa di quale fosse l’obiettivo dell’operazione e avevano ricevuto l’ordine di fare telefonate solo in caso di urgenza.
Presso gli uffici della “Giole” non trovano Gelli, ma la sua segretaria: Carla Venturi. Tengono la donna sotto controllo e le chiedono di aprire gli uffici. Dentro trovano una cassaforte ma non la chiave; poco dopo scoprono che era nella borsa di Carla Venturi. Nella cassaforte scoprono una cospicua serie di documenti.
Naturalmente, comunicano il ritrovamento al comandante che guida l’operazione, colonnello Bianchi. In breve tempo egli riceve una telefonata dal suo superiore, il quale gli dice che, in quell’elenco, potrebbe esserci il proprio nome e il nome di altri alti ufficiali e ciò potrebbe provocare un crollo dell’intero corpo di cui fanno parte.

Le indagini di Colombo e Turone

Il tutto viene sequestrato e consegnato ai magistrati che si occupano del caso: Gherardo Colombo e Giuliano Turone. Appena analizzano i documenti, si rendono conto di trovarsi di fronte a qualcosa di sconcertante.
Si tratta di circa 5000 fogli, oltre a una trentina di buste chiuse e sigillate con la firma di Gelli.
C’è la lista con tutti i nomi degli iscritti (962); tra cui il vice-presidente del Consiglio Superiore della Magistratura, il capo del SISMI (Servizio per l’Informazione e la Sicurezza Militare), uomini ai vertici dei Consigli di Sicurezza, altri nomi di persone situate ad altissimi livelli gerarchici militari, parlamentari, ministri, magistrati, prefetti, giornalisti, comandanti delle più alte corti di divisione, molti imprenditori e tutta la catena di comando del Corriere della Sera. Gran parte di queste persone avevano prestato giuramento alla Repubblica italiana e quella era la possibile prova del loro tradimento. Ci sono fogli relativi ai giuramenti che gli affiliati hanno fatto. Ci sono fogli di persone che si sono candidati a essere affiliate (tra questi il nome del ministro di Grazia e Giustizia). Ci sono documenti relativi al pagamento della quote associative. Ci sono indicate le spese (tra cui soldi andati a un gruppo di magistrati). Ci sono nomi di persone che erano state uccise (tra cui il giornalista Pecorelli e il banchiere Calvi).

Le buste sigillate

Colombo e Turone si rendono conto che devono muoversi con estrema cautela. Qualche notizia è già trapelata fuori da quegli uffici e devono far sì che non vengano pubblicate informazioni devianti. Danno l’ordine che solo i comunicati degli uffici giudiziari di Milano vanno considerati attendibili. Ma, quando si rivolgono al dirigente della procura di Milano, scoprono, con sorpresa, che egli stesso chiede che quei documenti gli vengano consegnati; se non tutti, chiede che vengano consegnate almeno le buste sigillate. Ormai è chiaro che sono in possesso di una bomba politica e che non possono fidarsi di nessuno. Per cautelarsi, fanno le fotocopie dei documenti più importanti e le preservano in un fascicolo secretato. Cosa c’è all’interno di quella trentina di buste chiuse e sigillate con firma Gelli? Quando le aprono, scoprono che vi sono riferimenti a notizie di reato. L’ipotesi è che potessero avere lo scopo di essere usato a fine ricattatorio.

Contattare Forlani

Al tempo, il Presidente della Repubblica era Sandro Pertini. I magistrati pensano che la scelta più saggia sia rivolgersi a lui, ma ciò non è semplice, almeno non in tempi brevi. Pensano quindi di rivolgersi al primo ministro (Forlani). Riescono a ottenere un appuntamento con lui qualche giorno dopo. Arrivati a Palazzo Madama attendono… Attendono diverse ore. Dopo vengono a sapere che il presidente del Consiglio li aspettava non lì, ma a palazzo Chigi. Qualcosa non torna… Vanno a palazzo Chigi. Li accoglie il segretario particolare di Forlani. Gherardo e Colombo sono leggermente imbarazzati, dato che il segretario che li ha accolti è nella lista della P2, ed è lui che li accompagna davanti a Forlani. Il dialogo tra loro avviene quindi in presenza di un uomo della P2. Quando espongono la faccenda, Forlani è evidentemente confuso e cerca di stemperare il problema, sostenendo che quelle carte hanno una relativa attendibilità. Chiede di osservare le firme e sostiene che quelle firme potrebbero essere false. La situazione è paradossale. Sostiene che le firme si leggono male… che quelle sono fotocopie…
Forlani nominerà una commissione (la cosiddetta Commissione dei Tre saggi) che ha la scopo di analizzare il caso. Sono intanto passati circa 6 mesi dalla scoperta delle carte. Dal giorno della scoperta all’incontro dei magistrati con Forlani era passata una settimana. Questo significa che, in 6 mesi, quel potere occulto aveva avuto il tempo di organizzare una strategia.

Un caso esplosivo

Nel frattempo, la macchina burocratica si è mossa ma è evidente che ci sono tentativi per deviare le indagini. La prima mossa è mirare a spostare le indagini da Milano a Roma, e così avviene. Intanto molti reati emersi sono caduti in prescrizione. Tutto è avvenuto con abili spostamenti e appelli a microscopici dettagli legali, di fronte ai quali i magistrati di Milano si trovano impotenti. L’inchiesta sulla P2 si dilungherà, tra una cosa e l’altra per oltre 10 anni, finendo in una sentenza di accusa per Gelli per calunnia verso i magistrati Colombo e Turone, ovvero sostanzialmente in nulla, nulla rispetto a quanto era emerso da quelle carte. Tutto ciò che aveva a che fare con implicazioni con le stragi in Italia e appoggi alla dittatura argentina, tutto questo era sfumato; la loggia P2 usciva da quelle indagini come una semplice associazione di cui facevano parte persone con interessi comuni, ma nulla di rilevante sul piano legale.

La piramide

La loggia P2 era costruita come una piramide, una vera e propria organizzazione piramidale gerarchizzata, il cui vertice era Licio Gelli. Il disegno è in sé inquietante. Ma ancora più inquietante e oscuro è il fatto che, a quanto afferma Colombo, sopra tale piramide vi fosse (o vi sia) un’altra piramide rovesciata, la cui base situata fosse composta da nomi che rimangono ignoti, ben più potenti della piramide sottostante. Licio Gelli avrebbe rappresentato il punto di incrocio e accordo tra le due piramidi. La P2 (ovvero la piramide inferiore) aveva sostanzialmente il compito di occuparsi delle operazioni di comodo a vantaggio (o forse comandate) della piramide superiore.

Il piano della loggia P2

Qual era l’ipotetico piano della loggia massonica P2?
Rafforzare il sistema democratico. Attenzione: non sovvertirlo, ma rafforzarlo. Il tutto doveva (?) quindi accadere in modo sottile, celato, invisibile. Prevedeva (?) un vero e proprio programma a breve, medio e lungo termine. Nel medio e lungo termine era previsto un “ritocco” della Costituzione. Gli organi interessati al piano erano i partiti di centro e la destra (previo controllo), la stampa (con una selezione dei giornalisti e una sollecitazione di determinate pubblicazioni, in particolare erano interessati quotidiani e periodici di tendenza filo-governativi), i sindacati (sciolti e riorganizzati in libere associazioni). In sostanza era (?) previsto un controllo sui partiti, l’editoria, i sindacati.
Come si può notare, non era (?) previsto nulla di eclatante, sebbene sia qualcosa di sottilmente eclatante: si tratta di un programma di controllo del potere, in modo che nessuna forma di reale opposizione o svolta possa accadere. Vi era previsto insomma una sorta di potere decisionale, di cerchia intoccabile sotto il cui vaglio tutto doveva passare. Lo so… qualcuno penserà: è ciò che sta avvenendo. Ed è questo che può lasciare perplessi.

Per approfondire: Gherardo Colombo Lo stato parallelo (podcast)

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