Vacanze d’infierno: XV puntata – Pace

(La pace non è altro che il frangente tra una guerra e l’altra.)

La donna della hall ha lasciato che la melodia di Trono di spade continuasse a suonare, senza rispondere. Ha semplicemente spostato lo sguardo sul telefono, poi di nuovo su di me, come dire: dimmi. Allora io: “Tenes una stansa por tres personas por esta noce e magnana noce?”
Lei mi ha guardato con attenzione traducendo mentalmente il mio spagnolo in spagnolo, quindi ha controllato nel computer.

L’ultima stanza

Sono trascorsi una trentina di secondi di sospensione, in cui si sentiva solo il telefono squillare e le sue dita che battevano sulla tastiera. Non avevo preso in considerazione la possibilità che non vi fossero stanze libere. Non avevo pensato che eravamo in pieno luglio e che mi trovavo in un posto di mare, in una meta turistica altamente frequentata. Non avevo minimamente tenuto conto di tutto questo, eppure mi è andata bene: c’era una stanza libera e quella stanza libera faceva esattamente al caso nostro (anzi, c’era un letto in più). Era l’ultima libera. Questo l’ho dedotto poco dopo, mentre tiravo fuori il mio documento e il bancomat. In quel frangente, qualcuno chiamava per cercare una stanza.

Check-in

Il prezzo era 84 euro a notte, ovvero 10 euro in più di quella schifosa barca.
Ero così rinfrancato che mi sono lanciato in un tentativo di simpatia iberica, chiedendo: “Te gusta el Trono de spades?” (Per la cronaca, sarebbe Juego de tronos, ma lei ha comunque capito) e ha detto: “No!”
“Como no?!” “No!”
“Y alor porché tiene la suoneria de Trono de spades?”
“Me gusta su mùsica!”
Insistevo nel non farmi i cazzi miei.
“Ah, porché es un pochito violentos…” ho commentato, cercando di capire se era quello il motivo.
Lei mi ha guardato e ha risposto qualcosa di vago, che non ho capito. E che poteva essere anche “Hai rotto!”
Però sorrideva. E non ha fatto tante storie sul fatto che avevo solo una copia della denuncia, riguardo i documenti delle figlie.

Addio alla barca

Dopo che ha registrato il tutto e mi ha consegnato le chiavi e mi ha spiegato le regole dell’hotel, sono tornato in strada sentendomi l’uomo più felice della Catalogna. Immediatamente, ho telefonato alla figlie per comunicargli la novità. Hanno lanciato un urlo di gioia. Ho detto loro di aspettarmi al solito posto in spiaggia; le avrei raggiunte nel giro di una mezz’ora.
Mi meritavo giustamente un altro caffè con sigaretta e così ho fatto. Poi ho camminato fino alla spiaggia e da lì, con le figlie, siamo andati in barca. In un quarto d’ora abbiamo riempito le borse, appoggiato le chiavi sul tavolino, chiuso quel cazzo di tambucio e ce ne siamo andati. Godevo! L’idea di lasciare per sempre quella barca e quel porticciolo mi dava un senso di ebrezza. La penultima cosa che abbiamo fatto è stato salutare il Vichingo (era lì a fumare la pipa). L’ultima: un inutile (come supponevo) tentativo di chiedere in capitaneria se per caso fossero stati rinvenuti i nostri documenti e le chiavi dell’auto.

Paradiso

Da lì, l’ultimo percorso dal porto di Badalona fino alla stazione. Poco oltre la stazione, come per magia, ci si trovava nel vero centro di Badalona, piena di negozi, locali, turisti. Siamo andati diretti in hotel, naturalmente. La camera era la più bella camera del mondo. Non c’era hotel di iper-lusso che potesse eguagliare la comodità di quella camera: aveva un letto matrimoniale e due letti a castello. Nei letti c’erano lenzuola bianche e pulite, con cuscini soffici. C’era un ampio armadio con grucce favolose. E c’era un miracolo: il bagno! Un bagno luminoso, lustro, spazioso. Aveva la doccia, aveva il lavandino con le saponette incartate, aveva gli asciugamani bianchi, freschi di lavanderia piegati e impilati. E aveva addirittura il cesso: uno stupendo cesso in ceramica, pulito in ogni angolo, con diversi rotoli di carta igienica lì a disposizione.

Lussi

Abbiamo sistemato le nostre cose. Intanto scoprivamo dettagli incantevoli: c’erano almeno quattro prese elettriche, tutte posizionate in posti comodissimi. C’erano le luci regolabili, le tende regolabili. Dal letto potevi accendere o spegnere una lucetta sopra il comodino oppure quella del soffitto. Con meraviglia, abbiamo scoperto che c’era una cosa da milionari: l’aria condizionata! Sofia ha afferrato il telecomando e ha impostato la temperatura più gradevole. Mentre lo faceva, mi guardava come dire: “Papà, ma questo è il paradiso!” Mi sentivo eroico… Le mie figlie si sono sdraiate gettandosi a capofitto su Instagram o Tik Tok. “Sì sì… brave!” pensavo. Una musichetta demenziale mi raggiungeva mentre mi adagiavo in quel materasso dolce come l’abbraccio di una mamma. E mentre scivolavo nel sonno un ultimo pensiero mi ha pungolato, simile al ronzio di una mosca che diceva: “Non è finita!”

Questa voce è stata pubblicata in Vacanze d'infierno e contrassegnata con , , . Contrassegna il permalink.