Vacanze d’infierno: II puntata – Aeroporto

(L’aeroporto è uno di quei luoghi che Marc Augé avrebbe definito un “non luogo”.)

Se viaggi in auto, fai il pieno, avvii il motore e parti. Se viaggi in treno, compri il biglietto, sali e parti. Se viaggi in aereo, devi fare il check-in.
Il check-in è una di quelle cose che uno fa, ma la motivazione gli rimane oscura, anche perché è un termine inglese, quindi abbastanza enigmatico. Ebbene, tradotto, “check-in” significa “accettazione”. La compagnia aerea controlla i tuoi documenti e ti concede il permesso di viaggiare.
Il check-in si può fare on line. A me era arrivata per l’appunto la mail per fare il check-in on line. Mi era arrivata da Flytogo, l’intermediario da cui avevo comprato i biglietti. Volevo farlo giorni prima (per far le cose per benino) ma per farlo giorni prima dovevo pagare 8 euro a biglietto. Potevo farlo gratis, ma andava fatto entro le 24 ore precedenti la partenza. “Lo farò il sabato con tutta calma” mi sono detto.

Check-in

Quindi, il giorno prima della partenza, mi sono messo tutto di impegno per fare il check-in on line col link inviatomi da Flytogo. Avevo tutti i documenti sotto mano e ho inserito tutto quello che mi richiedevano. Però… sorpresa… alla fine di tutta questa menata, non mi veniva fornito alcun documento. Niente! Ho provato a rifare tutto, a controllare, a leggere i vari passaggi… niente! Non mi segnalava nessun errore ma non mi dava nessuna attestazione del mio chek-in. “Va beh” ho pensato “La cosa si sistemerà alla partenza. Probabilmente i dati risultano registrati.” Mi sbagliavo.

Allo sportello

Mi sbagliavo e l’ho scoperto quando mi trovavo in coda, due ore prima della partenza. Eravamo in perfetto orario. Le valige erano a posto. Io avevo un trolley, le mie figlie un trolley più due zainetti. I trolley erano della misura minima consentita. Quindi tutto assolutamente regolare.
C’era una coda ben lunga e compatta agli sportelli RyanAir. Qualcosa come un duecento persone, ma forse più, tutti in fila con bagagli e check-in. Io avevo i bagagli ma non avevo il check-in. E questo l’ho realizzato quando mi sono trovato, al mio turno, davanti a una delle impiegate che controllava documenti e tutto. “Voi non avete il check-in” mi fa. Io gli ho detto che ho compilato tutto tramite il link inviatomi da Flytogo. Mi ha guardato con uno sguardo inespressivo, ma che voleva dire però qualcosa. E quel qualcosa nel suo sguardo poteva essere letto come un “Ti hanno fregato!”

Carta di credito

“Deve fare il check-in qui” mi dice. Io annuisco. “Sono 55 a persona!” Bestemmio e tiro fuori il bancomat. “Non si può pagare col bancomat!” mi fa. Faccio per tirare fuori i contanti. “Non si può pagare in contanti!” mi fa.
“E come devo pagare?” chiedo.
“Con carta di credito!”
“Ma io non ho la carta di credito!”
“Mi spiace, ma non c’è altro modo.”
La fisso a bocca aperta. “Mi spiace ma è il nostro regolamento” dice.
“Ma… come faccio…?!”
“Non so…”
In coda avevo fatto conoscenza con un tizio, uno che stava andando in Sardegna con famiglia. Questo tizio era al mio fianco, nella coda parallela. Gentilissimo, ha capito la situazione e si è offerto di pagare con la sua carta di credito. E io gli ho dato i contanti… tutti quelli che avevo… 170! Con un surplus di 5 euro, di cui lì, nella confusione, manco mi sono reso conto.
Quindi ho fatto i check-in, sborsando secchi 170 testoni.
Ryan Air ha intascato e, in pochi secondi, il mio biglietto aereo è salito a un prezzo di 185. Ma non era finita lì. Non ho capito perché, ma non poteva imbarcare i miei bagagli. “Quando sarà al gate, avrà problemi” mi comunica l’impiegata.
“E come faccio?” chiedo.
La gente da dietro premeva… Le avevo fatto perdere fin troppo tempo… Ci ha cortesemente ordinato di smammare.

Priority

Dopo che hai fatto il check-in devi passare per il controllo. E al controllo passiamo senza problemi. A quelli del controllo interessa solo, più o meno, che tu non abbia oggetti pericolosi; non altro.
Arriviamo dunque al gate, ovvero l’ultima porta prima di entrare in aereo.
Al gate c’erano due file: una per i “priority” l’altra per i “non priority”. I “priority” erano quelli che avevano sborsato 40 testoni per entrare in aereo con i trolley. I “non priority” erano quelli che potevano entrare solo con borsa a mano.
Quando è il mio turno, mi fa: “Ce l’ha il priority?”
“No, non ce l’ho”.
“Ma senza priority non può mica entrare con i trolley!”
“E quanto costa il priority?”
“40 a persona! Da pagare con carta di credito…”
L’ho fissata a bocca spalancata… questa volta sudando…

Addio ai trolley

Non avevo carta di credito. Non avevo manco più contanti. E quel gentile signore era comunque scomparso.
Le mie figlie mi fissavano preoccupate.
“Cosa cazzo faccio ora?” mi sono detto.
“Ragazze” gli dico “Svuotate i trolley e mettete tutto nello zaino!”
Provate, per favore, a immaginarvi la scena…
Solerti, rapide, le mie figlie hanno svuotato i trolley e messo tutto nei loro zaini. I nostri tre trolley (una cifra di circa 80 testoni) abbandonati vuoti in aeroporto.
Io avevo con me una sacca da piscina, di quelle di nailon, con le corde a tracolla (misure, dir tanto, 40×50). Ho fatto stare (non so come…) tutto nella sacca da piscina. Ho agganciato il beauty-case alla cintura dei calzoni e sono salito così in aereo, con l’asciugamano al collo. Sembravo un venditore ambulante da spiaggia. Le mie figlie erano sedute lontane da me, qua e là, perché c’era da pagare anche la scelta dei posti. Ogni tanto gli facevo segno con la mano. Poi ci hanno fatto tutti star fermi e legati. L’aereo è decollato puntuale.

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