Eliogabalo e le storie tese

Marzo 222 d.C. Il tentativo di sedare il complotto senatoriale era fallito. L’imperatore Eliogabalo tentò la fuga, ma fu inutile. I pretoriani lo trovarono insieme alla madre, nascosto in un cesso. Furono immediatamente decapitati entrambi. I loro corpi vennero in seguito trascinati per le vie di Roma, in modo tutti assistessero allo strazio. Non bastava eliminarlo: andava pubblicamente sfregiato, umiliato. Cercarono di gettare il suo corpo nella fogna, ma non ci passava. Quindi lo buttarono nel Tevere, legato a una pietra. Aveva 18 anni.

Un adolescente sul trono

Eliogabalo fu imperatore tra il 218 e il 222. Prima di lui Caracalla, dopo di lui Alessandro Severo. Apparteneva (per legami un po’ complessi) alla dinastia dei Severi, dinastia che rimase al potere per circa cinquant’anni.
Lo piazzarono sul trono imperiale che aveva 14 anni, praticamente un bambino, prelevandolo ad Emesa, in Siria, dove era nato.

La mamma… la nonna…

I suoi compagni di scuola lo avevano soprannominato Vario, perché, si sussurrava, la sua mamma amava spassarsela e quindi la paternità era incerta. Vario alludeva a figlio di svariati semi.
Sua madre e sua nonna si chiamavano entrambe Giulia, e tutte e due avevano la fama di puttane.
Non si trattava però di quelle puttane di alto rango, che sapevano esattamente con chi andare a letto. Insomma, facevano politica a modo loro. Il mondo, come notate, ha trame ripetitive.
Grazie ai loro agganci in alto e qua e là, riuscirono a piazzare il nipote e figlio nel top della carriera, ovvero sul trono imperiale, ed egli tenne sempre in gran considerazione la mamma e la nonna, tanto da farle presenziare più volte in Senato (fatto mai accaduto prima).

Elagabalo

Il nome Eliogabalo derivava da una pietra nera caduta dal cielo, chiamata Elagabalo che, si diceva, fosse simbolo del sole, e lui era il sacerdote di questa strana religione (poco amata a Roma). Egli portò a Roma la pietra sacra e fece in suo onore un tempio sul Palatino.
Appena giunto al potere si impegnò nell’affidare importanti incarichi ai propri favoriti. Li sceglieva secondo “la qualità meno apparente, tra tutte la più indecente”. Diciamo che questa era la misura con cui valutava l’affidabilità di un uomo, e non si può negare che si tratti di un criterio empirico.

Lgbt ante litteram

Fece quindi una sistematica ricerca per tutta Roma di quegli uomini che avevano un uccello asinino (erano definiti “onobeli”) e li prese come amanti, sposandone alcuni e dando ai più meritevoli cariche ufficiali. Per esempio mise alla prefettura un danzatore; come prefetto ai vigili, un auriga; alla sovraintendenza delle tasse, un mulattiere e così via. Tra i tanti, rimane noto un certo Aurelio Zotico, segnalato per le suddette qualità. Aurelio, quando si presentò al suo cospetto, lo salutò: “Ave, mio signore!”, ed Eliogabalo, guardandolo con occhi sensualoni, rispose: “Non signore, ma signora…” Quindi diede una controllata al suo armamentario, che era ragguardevole ma non funzionava a dovere. Nel giro di breve tempo lo fece bandire da Roma e dall’Italia.
Era, a modo suo, irreprensibile.

Una gestione poco rigorosa

I quattro anni sotto Eliogabalo furono uno straordinario susseguirsi di strane feste super lussuose e lussuriose, spettacolini di avanspettacolo, cene bizzarre e costosissime, riunioni di meretrici con cui discutere scientificamente di arte erotica, mentre l’Impero andava a rotoli e i soldati cominciavano ad averne le tasche piene, e meditavano sul come liberarsi di lui.
Eliogabalo può essere considerato un’icona transgender. Non a caso, il suo nome risulta al centro dell’attenzione di diversi siti di cultura gay.

Giochi e spettacoli

Paragonato ad altri imperatori romani, non spicca per crudeltà, se mai per un particolare spirito giocoso e, per certi aspetti, infantile. D’altra parte Eliogabalo era a tutti gli effetti un adolescente.
Sesso spettacolarizzato, morbosità per l’esagerazione, feste nel segno dell’osceno: il suo impero sembra un’immensa parata da gaypride.

Gender fluid

Da quanto riportano i cronisti (forse faziosi), egli si sentiva donna e avrebbe voluto essere donna. Pare che sarebbe stato disposto a offrire metà del proprio regno al medico in grado di trasformare i suoi genitali maschili in femminili. La sua figura è ludica, gioviale, spassosa, ma anche tragica.

Spese folli

Si racconta che si depilava, si imbellettava, si metteva parrucche e andava a prostituirsi pubblicamente. Era tutto gioco, sfarzo, delirio. Aveva un gusto rococò: organizzava pranzi a tema cromatico, cospargendo i commensali di petali caduti dall’alto, durante i quali venivano serviti piatti ricercatissimi e che finivano in immense orge. Oppure pranzi a regola numerica: otto calvi, otto obesi, otto spilungoni eccetera. Il tutto per creare uno scenario festoso. Altre volte faceva distribuire a estrazione dei doni per gli invitati, doni che potevano essere da nulla (per esempio 10 mosche) o di altissimo valore (per esempio 10 libbre d’oro).

Tentativi di rimedi

Ma non si preoccupava granché della situazione politica, sociale ed economica dell’impero, che dava ormai da anni forti segni di crisi.
La maggior parte degli imperatori romani furono letteralmente fatti fuori dai propri uomini. Ci sono state fasi che votarsi all’imperio significava rimanere in vita ancora pochi anni, se non mesi. Alcuni vennero ammazzati nel giro di un mese. Via uno sotto l’altro!
Eliogabalo durò quattro anni: dai quattordici ai diciotto.
Il suo imperio aveva cominciato a creare seri imbarazzi tra le fila dell’esercito. La sua gestione era umiliante, ma soprattutto indifferente agli affari di Stato. Si cominciò a pensare un modo politicamente corretto per escluderlo dal potere. Prima gli fu affiancato il cugino Alessandro Severo (che sarebbe diventato il successore), in una sorta di diarchia ufficiosa.

Compromessi

Eliogabalo reagì cercando di eliminare il cugino, ma tutti i suoi tentativi (con corruzione, con sicari, con ordinanze) fallirono. Quando poi i suoi tentativi divennero eclatanti, i pretoriani decisero di ucciderlo. Lo trovarono nascosto sotto una tenda, ma per quella volta decisero di risparmiargli la vita, a patto che escludesse dai posti di potere i suoi favoriti.
Allora accettò l’accordo. D’altronde non poteva fare diversamente. I suoi propositi di eliminare il cugino tuttavia ripresero piede.
Nel marzo del 222 tentò di riprendersi il potere totale e, per organizzare meglio il proprio progetto, fece allontanare tutti i senatori dalla città, ma la guardia pretoriana (e tra loro molti che lui tentò di corrompere) anticipò le sue mosse.

Strage

Prima uccisero tutti i suoi complici (molti di loro con una morte simbolica: evirandoli o trafiggendoli da sotto), poi cercarono l’imperatore. Lo trovarono nascosto in un cesso. Era con la madre.
Furono entrambi decapitati. I loro corpi poi furono trascinati per le strade di Roma, in modo che tutti vedessero. Avevano intenzione, non solo di eliminare la sua persona, ma di cancellare e umiliare la sua figura. Cercarono di gettarne il corpo in una fogna. Dato che non passava attraverso la fessura delle fogne, lo buttarono nel Tevere legato ad una pietra.

Ma va precisato…

Come precisato per altri imperatori (Caligola e Nerone) anche per Eliogabalo va detta una cosa in sua difesa: le notizie che abbiamo sono frutto in parte di chi si contrapponeva a lui, per cui vanno prese con il beneficio della possibile menzogna.

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