1967 – Il caso Tenco

(Versione audio)

Il corpo di Luigi Tenco fu trovato il 27 gennaio 1967 (aveva 28 anni), intorno alle 2:30 circa, all’interno della stanza nr. 219 dell’hotel Savoy, steso sul pavimento vicino al letto con un foro sulla tempia destra e la pistola marca Walter PPK calibro 7,65 sul pavimento. Sulla posizione del corpo, sulla posizione della pistola, sull’orario del decesso vi sono versioni discordanti. È plausibile che chi ha visto il cadavere offra versione leggermente diverse a seconda della situazione emotiva e psicologica, e che abbia quindi riportato particolari che non combaciano. Vi sono però altri dettagli, diciamo, curiosi, che lasciano perplessi.

Cosa avvenne quella notte?

Il contesto in cui va considerata la morte di Tenco è il Festival di Sanremo a cui Tenco aveva partecipato con la canzone Ciao Amore ciao, cantata in duetto (in quella edizione, la canzone veniva presentata da due cantanti, a coppia, che si esibivano separatamente) con Dalida. Il rapporto che c’era tra Tenco e Dalida è dubbio, si trattava probabilmente di una relazione sentimentale o di stretta amicizia. Ciò che sappiamo è che fu proprio Dalida la prima a trovare il cadavere di Tenco. Le testimonianze riportano che Dalida entrò nella stanza trovando il cadavere già deceduto e che reagì, naturalmente, disperata, abbracciando il corpo e gridando in modo atroce, poi, fuori di sé, corse lungo il corridoio in preda di un attacco isterico, dove intanto erano arrivate altre persone, tra cui i cantanti Lucio Dalla e Jimmy Fontana e il giornalista Sandro Ciotti, che alloggiavano in diverse camere non distanti. Nessuno afferma di aver sentito il colpo di pistola. Secondo alcune versioni, Dalida arrivò poco dopo la morte avvenuta (era rientrata in hotel dopo essere andata in giro a bere con amici, mentre Tenco aveva preferito rientrare in stanza); secondo un’altra versione, Dalida entrò in camera nell’esatto momento in cui avvenne la tragedia, per cui assisté impotente alla scena. Dalida affermò di essere entrata nella stanza alle 2:10; il commissario di polizia sostiene di essere stato avvisato alle 2:45. C’è un lasso di tempo piuttosto lungo, ma non assurdo (se è così) considerata la situazione, tra il ritrovamento del cadavere e l’arrivo della polizia. Oltre a questo, altre stranezze: il cadavere di Tenco fu portato in obitorio, poi riportato in albergo e riposizionato per effettuare foto giornalistiche; a Dalida fu dato il permesso di partire per Parigi il giorno stesso.

Dalla testimonianza di Dalida, sappiamo che, al termine dell’esibizione di quella sera, si era recata, con altri, al ristorante Nostromo dove avevano appuntamento con Tenco. Egli appariva visibilmente depresso (la sua canzone era stata eliminata) e aveva lasciato tutti, dicendo di voler rientrare in camera e riposare. Questo avviene intorno a mezzanotte e mezza. Gli amici chiamarono in hotel per sapere se il cantante fosse rientrato (pareva particolarmente angosciato ed erano preoccupati). Dalla hall dell’albergo li rassicurarono che era rientrato ed era salito in camera. Quasi due ore dopo, Dalida e gli altri ritornano in hotel. Lei sale in camera propria, dove rimane una decina di minuti, poi si reca presso la stanza nr. 219. La porta era accostata ma non chiusa. Bussa più volte senza ottenere risposta. Entra e trovo Tenco morto. Su un tavolino trova un biglietto, su carta intestata dell’albergo, dove sono scritte le ultime parole di Tenco. “Io ho voluto bene al pubblico italiano e gli ho dedicato inutilmente cinque anni della mia vita. Faccio questo non perché sono stanco della vita (tutt’altro), ma come atto di protesta contro un pubblico che manda Io, tu e le rose in finale e ad una commissione che seleziona La rivoluzione. Spero che serva a chiarire le idee a qualcuno. Ciao. Luigi”.

Il biglietto ritrovato

Questi sono più o meno i fatti che sappiamo. Tenco è morto ufficialmente per suicidio. Sono d’accordo con la tesi di suicidio i suoi amici più stretti, come Gino Paoli (che aveva tentato il suicidio pochi anni prima), Fabrizio De André (che dedicò a Tenco Preghiera in gennaio). Non era convinto della tesi del suicidio Sandro Ciotti. La morte di Tenco risulta, sì, misteriosa ma non assurda. Non assurda, considerando che Tenco aveva, con alta probabilità, quella notte, bevuto oltre ogni limite e aveva ingerito un mix di barbiturici, che potrebbero essergli stati fatali sul piano del suo equilibrio psichico. D’altronde, l’esibizione di Tenco era stata mediocre, quella sera, non appariva per nulla lucido. Dubbi rimangono sulla attendibilità di quel biglietto, di estremo saluto, lasciato sul tavolo. Parole strane, spiegabili, da un lato, per le condizioni emotive del cantante, dall’altro sulle indubbie manovre poco chiare su quali canzoni debbano andare in finale al Festival di Sanremo, considerati gli enormi interessi finanziari che vi erano, e vi sono, da parte delle case discografiche.

Fu davvero un suicidio?

Senza avventurarci in tesi complottistiche, atteniamoci a dati di fatto emersi: nel 2003, Lele Mora dichiarò di aver fatto vincere Walter Nudo all’Isola dei famosi vip, comprando i call-center del tele-voto. I call-center orientavano la vittoria con sms e telefonate dietro pagamento. Qualcosa di simile avvenne nel 2010 con la vittoria di Valerio Scanu a Sanremo. Si tratta di ipotesi, sia chiaro. Un dato è però certo: solo nel 2010, il giro di affari intorno al tele-voto si aggirava intorno ai 3 milioni di euro. Visto che si vince a suon di bigliettoni e gli interessi economici non sono dettagli, non è assurdo pensare che il tutto sia smaccatamente pilotato.
In quella edizione del Festival di Sanremo del 1967, la canzone La rivoluzione di Gene Pitney fu prima esclusa, poi fatta rientrare nei finalisti. La casa discografica interessata “la CGD, impone il diktat. Pitney non può essere escluso, gli investimenti sono ingenti”.
Pare che Tenco, furioso per l’esclusione della propria canzone, avesse minacciato di denunciare i fatti poco chiari relativi a combine e interessi economici, relativi anche a scommessi, dietro le canzoni scelte per le finali.
La tesi del suicidio potrebbe essere totalmente errata. Dalle autopsie fatte nel 2006, l’analisi mette in dubbio la possibilità che Tenco si sia sparato. Forse chi sa la verità era proprio Dalida, la quale, nel 1987, intervistata su La Repubblica dice: “Non so, non posso, non voglio dire come e perché Luigi è morto.” A Pasolini Dalida confidò che Tenco era stato ucciso.

Il lascito di Tenco

Evidentemente, Tenco (già oltre 50 anni fa) aveva preso consapevolezza del fatto che, dietro i vincitori di Sanremo, c’è più un interesse economico che una onesta e imparziale valutazione della qualità musicale. Le spregevoli buffonate che abbiamo visto a Sanremo sono evidenti.
Tenco fu il promotore di una rivoluzione musicale. Le sue canzoni rompevano lo schema di testi basati su banali luoghi comuni sull’amore, proponendo la complessità e anche il disagio dell’amore e dell’esistenza.
Le sue canzoni rimangono nel nostro panorama musicale. Riguardo le altre… rimane un vaporoso nulla.


Per approfondire: Aldo Colonna Vita di Lugi Tenco

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