“Il re del mondo” di Franco Battiato

Amo molto molte canzoni di Battiato, ma una in particolare: “Il re del mondo”. Ne amo innanzitutto la musica, che trovo splendida. Ed è in effetti la musica a dominare questa canzone: ha una intro lunga, un ritmo pacato, simile a una nenia. C’è qualcosa di rilassante e ripetitivo e mistico. Poi c’è il testo… il testo mi suggerisce qualcosa di enigmatico, che intuisco ma non comprendo.

Il testo

Strano come il rombo degli aerei da caccia un tempo
Stonasse con il ritmo delle piante al sole sui balconi
E poi silenzio e poi, lontano
Il tuono dei cannoni a freddo
E dalle radio dei segnali in codice
Un giorno in cielo, fuochi di Bengala
La pace ritornò

Ma il re del mondo
Ci tiene prigioniero il cuore

Nei vestiti bianchi a ruota echi delle danze sufi
Nelle metro giapponesi oggi macchine d’ossigeno
Più diventa tutto inutile più credi che sia vero
E il giorno della fine non ti servirà l’inglese
E sulle biciclette verso casa
La vita ci sfiorò

Ma il re del mondo
Ci tiene prigioniero il cuore

Una prima analisi

Il testo è composto da versi sciolti e liberi. Il refrain si ripete due volte e scandisce le due parti in cui è diviso il testo.
Di cosa parla? Si apre con uno scenario di guerra: si parla di “aerei da caccia”, di “tuono dei cannoni”, “fuochi di Bengala”. Poi di “segnali di radio in codice”. Il riferimento sembra alla seconda guerra mondiale o, in generale, a una guerra storicamente recente. Si fa accenno a una guerra e in seguito a una pace, ma… “il re del mondo ci tiene prigionieri il cuore”. E questo viene ripetuto nel secondo refrain, che fa da chiusa a un altro scenario, questa volta contemporaneo.
Vi è un riferimento alle ruote dei sufi (allusione religiosa?). Subito dopo, cambiando contesto, si parla di “macchine d’ossigeno” nelle metro giapponesi. Il che appare qualcosa di assurdo ma reale. Ma tutto ciò che abbiamo (e qui potremmo riferirci alle mille assurdità che abbiamo a disposizione), più è inutile più sembra vero. Come se (si direbbe) la banalità fosse divenuta la nostra unica verità.
Quanto tutto sia inutile è suggerito da un’altra affermazione: “il giorno della fine non ti servirà l’inglese”. E questo perché? Perché c’è qualcosa di più profondo che ci governa; ogni tanto, questo “qualcosa” ci sfiora, giacché “il re del mondo ci tiene prigionieri il cuore.”
Si potrebbe, in sostanza, dire che questa canzone parli del fatto che noi tutti ci diamo da fare, facciamo la guerra, facciamo la pace, inseguiamo illusioni e delusioni, ma una legge prevale su ogni cosa, ed è la legge che regola la nostra esistenza.
Questa regola viene qui denominata “re del mondo”. Ma chi è? Cos’è?

Sui testi di Battiato

Chi conosce le canzoni di Battiato, sa bene che spesso il loro significato risulta enigmatico, spesso vengono tracciate immagini esotiche e misteriose, l’evocazione è frequentemente mistica. Sappiamo anche, per grandi linee, che Battiato aveva interessi per la religione e per l’esoterismo. Quando si parla di esoterismo, non si deve necessariamente pensare alle sette o ai poteri occulti, ma semplicemente ai misteri della religioni. Ora, se esiste un autore che si è occupato di esoterismo, questo è René Guénon. Guarda caso, Guénon ha scritto un testo intitolato Il re del mondo. Andiamo a vedere di cosa parla.

Il libro di Guénon

Innanzitutto, Il re del mondo di Guénon (1927) è un libro formato da una settantina di pagine; non lungo quindi, ma denso, e non di facile lettura. Di cosa tratti, è il titolo stesso a chiarirlo, ma non è così semplice riassumerlo. Direi che questo libro è una sorta di indagine appunto sulla figura enigmatica del “Re del Mondo”, definito “il mistero dei misteri”.
Ora, consiste proprio in questo il lavoro di Guénon: nel trovare i percorsi che risalgono a questa figura. Il suo libro è un tentativo di mettere insieme i fili che riconducono a un unico principio per le varie religioni, principio che ha nomi diversi ma nessi profondi; come se vi fosse (e direi che ruoti su questo l’ipotesi) una religione primigenia che fonda tutte le altre.

Chi è il Re del Mondo?

Il titolo del “Re del Mondo”, “preso nella sua accezione più elevata, più completa e nel medesimo tempo più rigorosa”, può combaciare con quella di Manu, “il Legislatore primordiale e universale, il cui nome si trova, sotto varie forme presso un gran numero di popoli antichi; rammentiamo a questo proposito il Mina o Ménes degli Egizi, il Menu dei Celti e il Minos dei Greci.” Con il suo nome non si indica un personaggio storico o leggendario; “quello che in realtà designa, è un principio, l’Intelligenza cosmica che riflette la luce spirituale pura e formula la Legge (Dharma) propria alle condizioni del nostro mondo e del nostro ciclo di esistenza.”
È, secondo l’espressione aristotelica: “il motore immobile”.
È un personaggio che è unisce in sé il potere spirituale e politico, sia prete sia re, e quindi fonde in sé e risolve il conflitto tra egemonia papale e imperiale. Da escludere una interpretazione luciferina del “re del mondo”. L’ambiguità nasce dall’interpretazione duplice di alcuni simboli (leone, serpente e altri emblemi, tutti simboli solari): indicanti sia il Messia sia l’Anticristo. Ma, appunto, il satanismo consiste nella confusione (“diavolo”, dal gerco: dia (attrverso) bolon (metto); quindi il diavolo è appunto ciò che divide, la spaccatura). Il re del Mondo rappresenta invece l’unione, la sintesi del conflitto, e non la spaccatura.

Un tentativo di sincretismo

Prendiamo per esempio la parola Metatron (lo studio di Guénon si muove sempre intorno all’individuazione del volto multiforme del Re del Mondo). L’etimologia di Metatron è incerta, deriva forse da Mitra, ovvero “pioggia”, che ha a sua volta una radice con la parola “luce”. In quasi tutte le religioni, la pioggia è simbolo della discesa di influenza spirituale, che scende dal Cielo alla Terra. Nella tradizione ebraica si parla di una “effusione di rugiada”. Metatron sarebbe quindi l’inviato, il guardiano, il mediatore, il Principe del Mondo (sar haolam). Metatron è il “polo celeste”, il quale ha il suo riflesso nell’asse del mondo”, il cui nome è Mikakël, così chiamato dagli israeliti. Va però segnalato che la parole Melek (re) e Maleak (angelo o inviato; in arabo, “malak” significa “angelo”), così come Malaki (mio inviato), così come Maleak ha-Elohim (l’angelo nel quale è Dio), non è altro che l’anagramma di Mikakël.

Riferimenti biblici

Ancora più interessante è il riferimento a Melchisedec (Melki-Tsedeq). Questa figura misteriosa, misto tra re e sacerdote, ma anche sacerdote eterno, appare nella Bibbia (Genesi 14,18). E sarebbe l’inviato di una religione che sta sopra l’ebraismo, su cui esso si fonderebbe. Lo stesso san Paolo (Epistola agli Ebrei, VII,1-3) commenta questa figura come colui che benedice Abramo e a cui Abramo riconosce superiorità. Egli, si dice, “era prete del Dio Altissimo (El-Eloion). Ed egli benedisse Abramo”. Melchisedec è re della Giustizia e, contemporaneamente, re della Pace (Salem), “vale a dire precisamente gli attributi fondamentali del Re del Mondo.”

Ma…

Rimane un nodo da sciogliere tra quanto scrive Battiato e quanto scrive Guénon. Battiato dice che il Re del Mondo ci tiene prigionieri il cuore. Messo così, parrebbe che il Re del Mondo sia una figura malvagia: ci imprigiona. Sarebbe quindi un limite al nostro libero arbitrio.
Non penso questo. Se confrontato al resto del testo, mi viene più da pensare che il Re del Mondo ci governi secondo un principio superiore alla nostra idea di libertà, perché, forse, tutto ciò che stiamo vivendo ha un senso che ci sfugge.

Per approfondire, naturalmente: René Guénon Il re del mondo.

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